Statali, addio agli anticipi del Tfs a tasso agevolato: l’Inps non concederà nuovi prestiti
"Non c’è pace per i dipendenti pubblici che non possono permettersi il lusso di aspettare anni prima di ricevere i soldi del Trattamento di fine servizio o di fine rapporto. L’Inps cala definitivamente il sipario sugli anticipi del Tfs-Tfr a tasso agevolato (l’un per cento) diretti agli statali. Questi anticipi erano stati interrotti un anno fa per esaurimento delle risorse a disposizione. Lo stop, però, doveva essere provvisorio. (...)
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Lo stop, però, doveva essere provvisorio. Tuttavia quest’anno non ci sono stati stanziamenti per riattivare gli anticipi. Risultato? Adesso i dipendenti pubblici che hanno l’esigenza di riscuotere in tempi brevi i soldi della liquidazione – soldi che appartengono loro di diritto ma che, in virtù di una norma salva-conti introdotta dal governo Monti ben 14 anni fa, vengono erogati a tranche dopo attese che possono durare anche 5 anni – non possono fare altro che rivolgersi alle banche.
Tfs a caro prezzo
Un pugno di istituti di credito concede ai lavoratori pubblici l’anticipo del Tfs-Tfr in convenzione con lo Stato, ma a tassi di interesse che non sono affatto convenienti. Le banche calcolano il tasso da applicare su questo tipo di finanziamenti sommando lo spread al rendistato. Il rendistato generale, indice che fotografa l’andamento di un paniere di titoli di Stato, stando all’ultimo bollettino di Bankitalia si attesta attualmente poco sotto il 3 per cento. Questo significa che la spesa per gli interessi per un prestito di 45 mila euro orbita attorno ai 1.500 euro. Una “tassa” iniqua con cui devono fare i conti solo i dipendenti pubblici. Già perché nel privato, a differenza del pubblico, i soldi della liquidazione atterrano sui conti dei beneficiari nel giro di poche settimane
Una norma iniqua
Il pagamento differito e rateizzato del Tfs-Tfr agli statali è un’ingiustizia, lo ha ribadito pure la Consulta. La norma sul pagamento ritardato della liquidazione agli statali, introdotta come detto dal governo Monti ai tempi della crisi dello spread, doveva avere carattere transitorio, ma da allora nessuno l’ha rimossa. La crisi dello spread, eppure, è solo un lontano ricordo: oggi infatti il differenziale tra Btp e Bund tedeschi a dieci anni si attesta a 109 punti base. Così la Consulta nel 2023 ha chiesto al parlamento di intervenire per ristabilire la parità di trattamento tra pubblico e privato. Le proposte di legge che sono state avanzate in seguito alla richiesta dei giudici si sono subito inabissate per assenza di coperture. Nel 2020, quando le banche hanno iniziato a prestare i soldi della liquidazione ai dipendenti pubblici, il rendistato si posizionava sotto l’un per cento. All’epoca, insomma, il gioco poteva anche valere la candela. Oggi, invece, chiedere l’anticipo del trattamento di fine servizio in banca rassomiglia a una scelta disperata.
*Fonte PAMagazaine
Roma 21 gennaio 2025
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