La Rivista del SIAP di Settembre 2012
Editoriale del Segretario Generale Tiani
DIRITTI CONTRAPPOSTI
Roma, 7 Settembre 2012 - Faccio il sindacalista della polizia da tempo, e di momenti difficili ce ne sono stati tanti, ma non come questo, mai, forse il più difficile per tutti, senza distinzione alcuna. Scriverei un libro dal titolo “fare sindacato al tempo della crisi “ soltanto per raccontare quanto è difficile mantenere i diritti acquisiti in tanti anni di lotte, per il lavoro e per migliorare le condizioni di chi lavora. Difficile migliorare le condizioni economiche degli operatori di polizia in tempi in cui non ci sono le risorse finanziarie e in piena recessione, per poter garantire i diritti e la dignità che il nostro lavoro merita, eppure mai neanche per un momento si è affacciata nella mente di chi fa il sindacalista dei poliziotti, l’idea che il prezzo delle nostre lotte, potesse essere a discapito di beni fondamentali e comuni, come la sicurezza della gente e del paese. Mai abbiamo pensato che garantire i lavoratori di polizia non significasse, nello stesso tempo, garantire la sicurezza della collettività, tutt’altro. Siamo intimamente convinti che lottare per le migliori condizioni del servizio espletato dai poliziotti, e dalle forze dell’ordine più in generale, si traduce nel migliore servizio da rendere al paese. Non avremmo mai immaginato che fare sindacato ai tempi della crisi, poteva anche significare di dover discutere con amarezza, del disagio che vivono i colleghi nei servizi di ordine pubblico. Poliziotti che si sono trovati di fronte lavoratori e cittadini che manifestano per due importanti diritti fondamentali che sono stati contrapposti: il diritto al lavoro e il diritto alla salute di chi lavora e quello della collettività. Questi eventi densi di implicazioni gravissime, hanno messo in dubbio anche la credibilità delle politiche di tutela del sindacalismo italiano, senza distinzione alcuna di categoria. Perché la scelta tra il lavoro e la salute rimanda ai tempi delle prime lotte dei lavoratori come in Gran Bretagna nel 1824, che lottarono allo scopo di rendere più sopportabili le condizioni di vita dei lavoratori nelle fabbriche con l’avvento della rivoluzione industriale. E nel 1824 certamente i lavoratori erano costretti a scegliere il lavoro a scapito della salute, ma per diamine eravamo nel 1824. Perché a Taranto come in Sardegna si è arrivati a questo, perché scegliere tra il lavoro e la vita, perché si è arrivati alla contrapposizione tra lavoro e salute, due diritti cardine della nostra carta fondamentale. Come si fa a combattere per il lavoro di migliaia di persone a scapito della salute di altrettante migliaia di cittadini. Chi deve pagare per tutto questo, per scelte profondamente sbagliate, e qualunque scelta conseguente si faccia sarà per sempre scellerata, se la bilancia penderà da una parte o dall’altra dei due diritti e non sarà in perfetto equilibrio. Non si può arrivare al capolinea della messa in discussione di diritti fondamentali, senza chiedersi dov’erano quelli che avrebbero dovuto garantire lavoro e salute, chi doveva verificare, controllare e non lo ha fatto? Nessun sindacato può essere messo di fronte a questa scelta, ma il sindacato ne sono certo, starà sempre dalla parte dei lavoratori e del diritto alla salute di lavoratori e cittadini.