LA RIVISTA DEL SIAP
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il DL appena varato sulla riforma della Pubblica Amministrazione, e i provvedimenti che ad esso saranno collegati, falcidia le fondamenta dei diritti connessi alla funzionalità del sistema sicurezza del nostro Paese. Devastante è l’idea, a parere del SIAP, di prevedere la chiusura di Questure, Prefetture e Comandi provinciali dei Vigili del Fuoco, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, soluzione che non sarà, di certo, la panacea risolutrice di decenni di sprechi della P.A. e di pessimo governo, da parte di una classe politica miope sul piano della visione strategica, superficiale nei contenuti della propria azione, irresponsabile rispetto alle scelte e, in molti casi, incompetente. Preoccupante il messaggio che è veicolato, la sicurezza è uno dei tanti settori del pubblico impiego, idea che annulla o appiattisce le peculiarità delle funzioni istituzionali delegateci e le evidenti specificità del nostro lavoro.
La sicurezza del Paese, dei cittadini e delle Istituzioni democratiche è ben altra cosa! Al bando le semplificazioni e le scelte cinicamente tipiche di questo periodo storico, in cui un condivisibile repulisti generale intende restituire dignità a un Paese mortificato da decenni d’incuria.
Le nostre preoccupazioni, quale sindacato dei poliziotti, si erano già palesate in occasione della riorganizzazione delle specialità che ha coinciso, fatalmente, con un disegno che rischia di lasciare fuori alcune eccellenze nel campo della sicurezza. A fronte di una recrudescenza dei fenomeni e dei reati prodotti dal mondo del cyber crimes , ad esempio, in cui sono coinvolti cittadini di ogni età, anzi che pesca tra i giovani le sue vittime preferite, la Polizia Postale e delle Comunicazioni soffre, stretta in una morsa che la fa passare da fiore all’occhiello a cenerentola.
Continuiamo a chiederci perché, per i politici del nostro Paese, gli uomini e le donne del Comparto Sicurezza, siano considerati alla stregua di pregiate caselle di un puzzle di Stato da utilizzare in prossimità delle scadenze elettorali, ma poi superato il test del voto si continua a lasciarli ai margini della vita pulsante del Paese, comprimendone i diritti di cittadini e lavoratori. Uomini e donne cui si chiede e basta – consci di ottenerlo senza sconti, perchè si conta sul noto spirito di servizio che contraddistingue chi indossa l’uniforme.
Vorremmo, diversamente, un Governo che ci metta nelle condizioni di rispettare quel patto di lealtà verso il Paese e i cittadini nel momento in cui, indossata la nostra uniforme da Poliziotto, Carabiniere, Penitenziario, Finanziere o Vigile del Fuoco, ci sia riconosciuta la nostra dignità di cittadini e lavoratori, la capacità professionale e una retribuzione adeguata alle difficoltà del lavoro che svolgiamo, quotidianamente e tra mille difficoltà ed emergenze.