Riduzione dei servizi e dei presìdi di polizia
Milano, 15 aprile 2013 - Comunicato stampa
La scrivente organizzazione sindacale desidera intervenire nel dibattito pubblico attorno alla questioni dei presidii di pubblica sicurezza che tanto spesso viene sollevata dai mezzi d’informazione di molte province lombarde.
Il circolo dell’informazione più o meno funziona così: un cittadino, un’associazione (magari un sindacato di polizia), i media stessi, denunciano pubblicamente la diminuzione degli organici della forze dell’ordine, la riduzione del numero di pattuglie o dell’estensione temporale della loro presenza, quindi se ne parla per un po’, l’Autorità di Pubblica Sicurezza (Questore e Commissario) assicurano che il livello del servizio non verrà meno perché sono già stati posti in essere accorgimenti, richiesti rinforzi, migliorato il coordinamento con le altre forze di polizia, il polverone si dissolve e si ricomincia daccapo con un altro presidio o in un’altra provincia senza che nulla venga davvero affrontato e risolto.
Per rendersene conto basta sfogliare i giornali locali per un certo periodo: il posto di polizia dell’ospedale di Cremona non è presidiato da quasi un anno; il commissariato di Treviglio non copre il quadrante notturno, se non occasionalmente, da diversi anni; il posto Polfer di Mortara è stato chiuso nel 2007 con altri 24 in tutta Italia; il distaccamento e la sottosezione Polstrada di Busto Arsizio furono unificati nel 2009; nel 2012 si ventilava la chiusura di tutte le sezioni della polizia postale tranne nelle sedi di Corte d’Appello (in Lombardia si salverebbero solo Brescia e Milano); lo scorso la Questura di Brescia ha chiuso il posto di polizia della Stazione, ecc...
Tutti i settori e le specialità della Polizia di Stato stanno soffrendo per il progressivo invecchiamento del personale e per la diminuzione dell’organico complessivo determinati dal cosiddetto “blocco del turn-over” che ha interessato tutte le amministrazioni pubbliche. Questo fenomeno ha spinto il Ministero dell’Interno a razionalizzare: sono stati chiusi parecchi istituti d’istruzione e le direzioni interregionali, soppressi molti posti polfer, distaccamenti e uffici minori ma questa tendenza sparisce un po’ dall’analisi perché anche quando si guarda al dato generale lo si fa con l’occhio sul presente o sul locale. Si tende insomma a perdere di vista il quadro d’insieme. Quadro che dice una cosa molto chiara: con personale anziano, senza il giusto ricambio, è difficile garantire la presenza costante nelle 24 ore in tutti quegli uffici che hanno un organico ridotto o che per dinamiche legate alla movimentazione a domanda del personale sono considerati posti di arrivo, ragione per cui l’età media che a livello nazionale è di 42 anni si avvicina terribilmente ai 50 che sono un limite che prevede per il personale la possibilità di essere esentato dalle pattuglie appiedate e dai servizi serali/notturni di controllo del territorio.
Quindi, il futuro vedrà altre soppressioni/unificazioni di uffici territoriali e delle specialità della Polizia di Stato perché il Governo, la politica in generale, non è capace di affrontare i problemi nell’insieme ma lascia alle amministrazioni il compito di limitare/impedire il deterioramento generale con soluzioni di piccola portata anziché risolvere alla radice la questione. Bisognerebbe predisporre un piano generale che imponga l’unificazione delle forze di polizia a competenza generale (Polizia di Stato e Carabinieri) e la suddivisione netta delle competenze tra tutte le altre previste nell’ordinamento italiano tra cui la principale è la smilitarizzazione della Guardia di Finanza che dovrebbe diventare una Polizia Tributaria con un organico molto più piccolo di quello di oggi (66.000 unità).
Solo così si può affrontare il declino dell’apparato della pubblica sicurezza italiana.
Il Segretario Generale Regionale
Gianluca Brembilla