EDITORIALE: LA TUTELA DEL SALARIO E LE RIFORME NECESSARIE
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caratterizzato da elasticità, unicità d’impiego e turni rotativi usuranti nelle 24 ore, ogni giorno dell’anno, lavorando con frequenza dalle 12 alle 15 ore il giorno e, spesso, per molte settimane o giorni. Ciò premesso, si evidenzia che solo in parte è riconosciuto il lavoro che si svolge, dallo straordinario al salario accessorio, dal rimborso delle missioni alla tutela legale. I poliziotti sindacalisti per queste ragioni e nessun’altra, hanno chiesto con forza al Governo dopo 5 anni di blocchi contrattuali e 4 di congelamento del tetto salariale e retributivo, ciò che spetta loro per diritto e merito, al fine di frenare la progressiva erosione del salario. La manifestazione nazionale annunciata mira a sbloccare il tetto delle retribuzioni introdotto dal Governo Berlusconi nel 2010, provvedimento iniquo e da noi contrastato con ben 13 manifestazioni nazionali in un anno, i cui effetti hanno narcotizzato anche i diritti retributivi degli avanzamenti di carriera e dell’anzianità di servizio (nel mondo delle uniformi l’anzianità fa grado, vale a dire, maggiori responsabilità legate al merito di servizio). Puntualizzo che nessuno di noi ha mai pensato di ricattare il Presidente del Consiglio, né ci prestiamo a strumentalizzazioni che mirano a frenare la condivisibile azione riformatrice del Governo, ma la democrazia di uno Stato funziona, quando c’è la possibilità di confrontarsi per trovare soluzioni, metodo necessario per evitare lo scontro con il corpo sociale esasperato a causa della lunga crisi economica. Comprendiamo la necessità di tagliare sprechi e sovrapposizioni di alcuni comparti della P.A., che in molti settori produce costi inutili e inefficienze, ma lo stipendio per il lavoro svolto no, quello non può essere tagliato, e va adeguato e proporzionato al rischio e alle responsabilità affidate, è appunto il caso di poliziotti, carabinieri finanzieri, militari e vigili del fuoco. La durezza delle posizioni assunte per la vertenza aperta su “sblocco del tetto salariale” ha preso corpo, solo dopo una lunga serie di mediazioni e incontri rassicuranti con i Ministri che nulla hanno prodotto. Il Sindacato dei Poliziotti e Cocer preso atto, hanno fatto una scelta chiara e inequivocabile, facendo sentire a tutti con determinazione la propria voce, carica dell’indiscutibile forza delle istituzioni cui appartengono e delle delicate funzioni affidate ai loro rappresentati. La mobilitazione e l’annunciata astensione dal lavoro hanno prodotto un effetto dirompente, ma non ha mai voluto essere o avere il sapore di un ricatto, semplicemente il grido di esasperazione di poliziotti e militari e quello delle loro famiglie, che non può essere più sottovalutato, proprio perchè riguarda gli operatori della Sicurezza e Difesa, sentinelle silenziose e responsabili che hanno garantito, garantiscono e garantiranno i processi democratici della Repubblica e il vivere civile delle nostre comunità, sempre. I Sindacati e le Rappresentanze Militari non mai messo in discussione le regole democratiche, ma hanno richiesto un confronto con il Governo delle riforme per cercare di risolvere, non per scontrarsi. Importante sarà il preannunciato incontro con il Presidente Renzi, per avere contezza delle soluzioni tecniche che saranno adottate per chiudere la vertenza aperta, su tutela del nostro lavoro e del nostro salario. Mentre andiamo in stampa il Ministro dell’Interno ha ufficialmente dichiarato: “Noi abbiamo già assunto la decisione e la decisione è presa, il problema dello sblocco stipendiale delle forze dell'ordine sarà risolto, ora noi dobbiamo individuare lo strumento tecnico e il veicolo di legge più veloce per risolverlo.”