Riforma delle Pensioni: Cosa potrebbe cambiare dal 2012 dopo le ipotesi al vaglio del Governo Monti
Roma, 29 Novembre 2011 - Previdenza
Se il tema centrale delle scelte di Governo è l’equità, corredata da una politica del rigore e della crescita, trovano giustificazione le preoccupazioni sul sistema previdenziale non per la sostenibilità dei costi e neanche per l’innalzamento dell’età pensionabile ma più per le ampie sacche di “disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonché da aeree ingiustificate di privilegio”.
Probabilmente quindi, la riforma delle pensioni che approderà al Consiglio dei Ministri dirà addio al sistema retributivo. Il nuovo sistema previdenziale sarà, infatti, basato solo sul calcolo contributivo e le pensioni verranno determinate in base al sistema “pro rata“ cioè l’importo delle future pensioni verrà calcolato in base ai contributi versati (senza considerare l’ammontare dello stipendio percepito) per tutti i lavoratori che maturano i requisiti: donne o uomini, autonomi o dipendenti.
Di fatto, la riforma delle pensioni entrerà in vigore dal 1° gennaio 2012, andando ad incidere su tutti i lavoratori in procinto di maturare i requisiti per poter presentare domanda di pensionamento. Va però sottolineato e chiarito che quanto maturato fino al 31 dicembre 2011, con gli attuali metodi di calcolo retributivo o misto, non verrà toccato. Il nuovo meccanismo, se varato, verrà applicato solo ai contributi versati a partire dal nuovo anno.
Nei programmi del Governo, ci potrebbe essere l’ipotesi di un’azione in due fasi: un primo pacchetto di misure immediate per dare risposta ad alcuni problemi urgenti (per esempio la vecchiaia delle donne del settore privato e le disparità sulle aliquote contributive), successivamente poi, interventi più organici e strutturali ad oggi appunto solo ipotizzabili vista la formazione del Ministro e tali da trasferire ipotesi prettamente tecniche a ipotesi percorribili anche dal punto di vista politico.
Appare evidente comunque che la base di partenza è il sistema contributivo per tutti. In questa ottica è plausibile l’obiettivo di accelerare l’entrata a regime della riforma Dini, la legge 335 del 1995, che ha introdotto il sistema di calcolo della pensione con il metodo contributivo, i cui effetti finanziari, se non ci fossero interventi oggi, saranno completamente acquisiti solo dopo il 2050.
L’accelerazione per ottenere il completamento della legge Dini si potrebbe ottenere stabilendo che dal 1° gennaio 2012 tutte le nuove pensioni saranno calcolate con il sistema contributivo, fatti salvi comunque i diritti acquisiti, ossia anche i lavoratori oggi collocati nel sistema retributivo passerebbero – ma solo per gli anni mancanti alla pensione – al sistema misto, quel sistema già oggi previsto per coloro i quali al 31 dicembre 1995 avevano meno di 18 anni di contributi. Quanti invece a quella data non avevano alcun versamento verrebbero collocati nel c.d. sistema “contributivo puro”.
L’altro grande obiettivo del Governo è di allungare l’età pensionabile, di fatto, un’altra eredità della riforma Dini, con la prima conseguenza immediata: pensione più elevata al crescere dell’età. In ogni caso il passaggio esclusivo al metodo contributivo andrà a penalizzare chi uscirà prima dal mondo del lavoro e consentirà solo a chi smetterà di lavorare molto tardi di ottenere una pensione più accettabile.
È chiaro che il S.I.A.P. non potrà avallare alcuna proposta che preveda un innalzamento dell’età pensionabile per i poliziotti (ad oggi da agente a primo dirigente a 60 anni, dirigente superiore a 63 anni e fino a dirigente generale a 65 anni), tutelata da norme contrattuali e dalla specificità, stabilita dal “collegato lavoro”, legge 4 novembre 2010, n. 183.
Per quanto attiene specificatamente gli operatori del Comparto Sicurezza ad oggi il Sindacato non può, oggettivamente, formulare alcuna valutazione di merito dato che non abbiamo elementi oggettivi e nessun testo di riferimento.
Appena avremo una bozza di proposta, il S.I.A.P. chiederà un incontro al Ministro dell’Interno ed alle Commissioni parlamentari competenti al fine di una verifica congiunta, condivisa e soprattutto attenta alla realtà lavorativa e professionale dei poliziotti delle ipotesi previdenziali che il Governo intenderà seguire.
I riflessi sul nostro sistema previdenziale potranno esser valutati tenendo conto dello stato - praticamente nullo ad oggi - della previdenza complementare e della riconosciuta specificità.
Non mancheremo di seguire quanto si andrà sviluppando attorno al nodo pensioni e di informare i colleghi sui reali risvolti per il Comparto Sicurezza.