Il personaggio dell'anno secondo il SIAP: LE DONNE E GLI UOMINI DELLA POLIZIA
che servono lo Stato, nonostante tutto.
Abbiamo visto di tutto e di più senza, purtroppo, stupirci ulteriormente.
Un Paese in crisi economica e sociale ha cancellato ogni regola di buon senso ed anche di buon gusto per cui assistiamo, in ultimo, alle deliranti esternazioni di autonominati (e benestanti) capo popolo che indicano quale "uomo dell'anno" colui o coloro che in virtù di una loro verità assoluta inneggiano alla violenza causando, direttamente ed indirettamente, danni fisici alle donne e uomini dello Stato e ingenti danni materiali ai beni pubblici.
Il SIAP ha sempre sostenuto che ogni protesta è legittima e sacrosanta ma che nulla potrà, MAI, giustificare la scientifica aggressione verso le Forze di Polizia che tante volte abbiamo visto nel 2011.
Non stupisce che i nostalgici dell'odio di classe non si siano ancora accorti che dagli anni '70 ne siano passati altri 40 ma, invece, stupisce come questi "signori" abbiano perso il senso del ridicolo tentando, senza esito, di mostrarsi quali vittime di uno Stato fascista, aggressore ed oppressore.
Ciò mentre ancora poche ore fa è stato permesso liberamente a 50 persone (50 e non un popolo!) di bloccare per tutto il pomeriggio il centro di Torino. Altro che repressione.
Il SIAP, allora, partecipa volentieri al "giochino" dell'imitazione della copertina del TIME dedicata all'uomo dell'anno e senza alcun dubbio lo indica: TUTTE LE DONNE E GLI UOMINI DELLA POLIZIA DI STATO che, ogni giorno, compiono ben più del loro dovere per assicurare una parvenza di convivenza civile in un Paese allo sbando.
Alla fine del 2011 il nostro incondizionato abbraccio ed affetto è rivolto ai nostri caduti ed alle centinaia di feriti che sono sì causati dalle imprevedibili variabili della nostra missione quotidiana ma, anche, dall'inaccettabile odio verso le Forze di Polizia scatenato in ogni parte d'Italia dai "NoTutto".
A loro serenamente, ma convintamente, diciamo che l'odio non ci piegherà perchè, contrariamente al convincimento comune, non siamo ottusi servi ma convinti servitori di uno Stato in cui crediamo, nonostante tutto.
Torino 31 dicembre 2011