LAPRESSE - SALARIO MINIMO: Damiano (Pd): Di Battista non sa di che parla
"L’abituale volgarità con la quale Di Battista svolge le sue rudimentali argomentazioni non meriterebbe alcuna attenzione". Lo dichiara Cesare Damiano, dirigente del Partito democratico, a proposito delle parole di Alessandro Di Battista sul salario minimo.
"Ma la sua arroganza e ignoranza mi sollecitano una risposta - continua Damiano -. Immagino che il soggetto, reduce da un meraviglioso tour da 'turista per caso', non abbia mai visto un operaio in vita sua e non sappia che cos’è un regolare contratto di lavoro (forse in famiglia se ne intendono di più di lavoro nero). Confondere, come fa lui, il 'salario minimo di legge' con la giusta retribuzione di un operaio, cioè quella prevista da un contratto, vuol dire non sapere di cosa si parla. Peggio". “Di Battista dice: 'Per Damiano 1.500 euro lordi per un metalmeccanico sono troppi...'. Si vede che il nostro ha inconsapevolmente confessato che quel 'minimo di legge' è destinato a sostituire i contratti di lavoro che danno e costano molto di più - sottolinea l'esponente dem -. Sarebbe un regalo alle imprese (a proposito di chi, cito l’elegante interlocutore, 'lecca il sedere a Confindustria'). Il rischio di un salario 'minimo di legge' sproporzionato, rispetto al 'salario medio'' di 11 euro esistente in Italia, è proprio questo: la fuga delle aziende dal sistema contrattuale per schiacciare solo sui 9 euro il costo del lavoro. Confondere il salario minimo con la giusta retribuzione e le giuste tutele contrattuali è pericoloso e delittuoso. Vogliamo che i lavoratori corrano il rischio di perdere i contratti per avere una paga oraria di 9 euro senza diritti? Ferie, tredicesima, Trattamento di Fine Rapporto, tutela per malattia, maternità, infortunio, permessi e festività retribuiti, scatti di anzianità, avanzamento professionale, previdenza e sanità complementari, premio di risultato e welfare aziendale a Di Battista non interessano?". “Se Di Battista lo desidera sono disposto, su questo argomento, a confrontarmi con lui pubblicamente", conclude.