Governo, ultima chiamata. Pensioni, il ricorso alla Mobilitazione Risorsa del Sindacato. Poliziotti in Piazza
Roma, 12 Marzo 2012 - Editoriale del Segretario Generale TIANI
(...) perché non siamo tutti uguali, non produciamo tutti lo stesso bene, non lavoriamo tutti le stesse ore, non corriamo tutti gli stessi rischi e così via discorrendo. Si dice che il lavoro, dunque la produzione di beni e servizi, anche quelli immateriali come la sicurezza che è un bene comune, concorre a creare il benessere, l’economia reale, quella che di sicuro fa vivere un paese, che rabbrividisce di fronte a giocatori senza scrupoli che, non solo nel mondo della finanza, si aggirano con l’intento di accoppare l’intera economia di una nazione, pur di concentrare la ricchezza nelle mani di pochi. Casta più, casta meno non è questo che fa la differenza, ormai! Se permettete, la differenza la fa, eccome, se qualcuno lassù nell’olimpo della tecnocrazia non tiene conto che un poliziotto fa un lavoro diverso da un insegnante, o da un impiegato di un ente locale. E se qualcuno, sempre lassù, pensa questo, signori non ci siamo, proprio non ci siamo! Ci sono delle ragioni per cui i poliziotti devono essere trattati diversamente dal pubblico impiego e siamo pronti a spiegarglielo al Governo Monti, ma non ci è stata data la possibilità, forse sono troppo colti e aristocratici i Ministri del Governo per confrontarsi con poliziotti e militari? Allora se fossimo stati la stessa cosa di un pubblico impiegato, come spiegano le limitazioni dell’agire imposte al sindacato di polizia che ha comunque un profilo istituzionale, non avremmo avuto ragione di esistere. Infatti, avremmo proclamato da qualche tempo lo sciopero generale, i nostri dirigenti avrebbero potuto beneficiare di un contratto nazionale, insomma, avremmo avuto tutto quello che il pubblico impiego ha e noi no e viceversa. Che fine ha fatto la specificità nella mente dei burocrati al governo vorremmo saperlo, e ci pare che la peculiarità e particolarità del nostro lavoro sia riconosciutaci dalle norme costituzionali, se no, limitazioni di diritti come quello di sciopero e qualcos’altro mai e poi mai sarebbero passate ! Qualcuno si permette forse di escludere il diritto di sciopero nel pubblico impiego? Detto questo e fatte le debite, sacrosante, differenze, non abbiamo bisogno di ricordare al governo Monti e al Ministro Fornero cos’è la Sicurezza per un Paese civile e democratico come il nostro, se ancora vogliamo che rimanga tale! Faremmo un’offesa alla loro intelligenza nel ricordare all’intera compagine governativa che senza sicurezza reale e concreta efficace ed efficiente, non si governa alcun paese, riformare il mondo del lavoro, dare respiro alle imprese, garantire la fruibilità del credito bancario, rimettere in moto un’economia, ebbene tutto ciò vuole un paese sano e sicuro, dunque, caro governo e da questo elemento non si può prescindere. Da noi si deve partire, valorizzando la nostra missione, e non di certo deprimendola, come s’intende fare con le nostre pensioni. Ciò nonostante, l’aria che tira sulla materia previdenziale per il Comparto Sicurezza e Difesa, è quella di un appiattimento, di un’omogeneizzazione mortificante e avvilente, come se noi fossimo uno dei tanti settori dell’articolato mondo della pubblica amministrazione e del pubblico impiego. È notizia di queste ore, la dichiarazione è di uno dei maggiori leader del sindacato confederale, sull’approssimarsi una stagione di “tensione sociale prolungata”, il disagio sociale rischia, dunque, di esplodere e allora noi poliziotti saremo chiamati ancora una volta ad un impegno straordinario. Il Governo pensa forse di governare un disagio di tale portata con uomini e donne chiamati a tenere l’Ordine e la Sicurezza pubblica pronti pure a farsi chiamare “ pecorelle” trattati come se fossimo seduti dietro una scrivania a metter timbri in Val di Susa? La miopia, l’assoluta mancanza di visione strategica da parte di chi ci ha governato in questi ultimi anni, gli inganni al mondo del lavoro, i tagli lineari, pesano ancora enormemente sul nostro presente e sul nostro futuro lavorativo. Le improvvide, populistiche dichiarazioni di qualche leader politico, su: “ la crisi è alle nostre spalle ” hanno reso un pessimo servizio al Paese, e noi siamo parte integrante di questo Paese, il nostro paese e quello della gente comune, che a differenza dei professori e molto più concreta e realistica. Noi, poliziotti e militari, pur se apostrofati da qualche sciocco, sprezzante, ragazzino che gioca con le parole, senza rendersi conto che di fronte ha chi lavora tutti giorni per difendere la sua vita a sprezzo della propria, saremo sempre nelle piazze a difendere il diritto di tutti a manifestare pacificamente, anche quello degli sciocchi e continueremo a farlo. Fino a che sarà possibile, anche se ingiusto, continueremo a supplire quotidianamente alle lacune delle diverse istituzioni, noi siamo i veri e unici ammortizzatori istituzionali, su cui si scaricano pure tutte le tensioni sociali per l’evidente debolezza della politica in questa fase storica. Siamo i garanti dell’incolumità delle persone, della sicurezza del paese, noi siamo quelli cui molto si deve per aver consentito al Paese di superare gli anni di piombo, le stragi di mafia e molto altro ancora! Mi piace parafrasare il titolo di un libro di qualche anno fa, anche le “pecorelle” nel loro piccolo s’incazzano! Il 13 marzo p.v. è previsto l’incontro tra il S.I.A.P. le altre oo.ss. e l’Amministrazione riguardo il tema delle misure di armonizzazione per l’accesso alle pensioni – incontro tra l’altro ostinatamente chiesto ed ottenuto dopo le forti proteste del Sindacato. Se in tale data non coglieremo alcun segnale di una concreta inversione di marcia sulle pensioni dei poliziotti da parte dell’esecutivo, che tratta con noi coraggiosamente per interposta persona, non ci rimarrà che il ricorso alla mobilitazione generale, e garantiamo sin da ora che il Presidente Monti e il Ministro Fornero troveranno ad accoglierli i poliziotti che manifestano in tutte le loro uscite pubbliche Bruxelles compresa. Non vorremmo essere spinti a imitare la polizia francese che, qualche anno fa, dichiarò lo sciopero e il paese andò nel caos, è pur sempre un atto a noi non consentito, ma siate certi, che i poliziotti torneranno piazza già dalla prossima settimana, partendo dai territori delle provincie e si faranno sentire, non intendiamo passare inosservati pur di difendere la specificità del nostro lavoro, le nostre funzioni e i legittimi diritti previdenziali che ne derivano. Ritengo opportuno ricordare nell’occasione un pezzo di storia del movimento sindacale italiano, da cui si origina anche quello dei poliziotti. E’ di questi giorni la notizia della identificazione, grazie ai colleghi della polizia scientifica, dei resti di Placido Rizzotto sindacalista ucciso dalla mafia a Corleone, rapito la sera del 10 marzo 1948, e ucciso dalla mafia dei padroni per il suo impegno in favore del movimento contadino siciliano e meridionale contro lo strapotere dei latifondisti collusi con la mafia. Venne pure assassinato dalla mafia il piccolo pastorello Giuseppe Letizia che assistette all’ omicidio di nascosto e vide in faccia gli assassini di Rizzotto, fu ucciso con un'iniezione letale fattagli dal boss e medico Michele Navarra, mandante del delitto di Placido Rizzotto. Ho rammentato questo episodio perché si comprenda come in nome della difesa dei diritti ci sono state persone che hanno sacrificato la propria vita. Certo, noi oggi non siamo nelle condizioni del tempo in cui ha vissuto Rizzotto, ma non consentiremo comunque a nessuno che si distruggano così i diritti degli operatori di polizia. Ciò nonostante il S.I.A.P. non ha mai improntato la sua politica sindacale contro qualcuno, ma solo e soltanto per la tutela di qualcuno, e questa volta per la materia previdenziale, lo farà non solo per i Poliziotti, ma per tutti gli operatori e militari del Comparto Sicurezza - Difesa e Soccorso Pubblico, i quali certamente non sono disposti a immolarsi, per gli interessi sindacali o politici di qualcun altro, che, presume, illusoriamente di rappresentarli. Tutti i sindacati, che siano protagonisti o comparse, delle vicende sindacali devono sapersi assumere con coerenza le proprie responsabilità, caricandosi anche il peso dei propri errori, di ciò che dicono o fanno nei tavoli di confronto, specie se si tratta dei sindacati di polizia che in quei tavoli siedono nei diversi livelli, confederazioni o aree di riferimento comprese. Perché poi accade, che, anche tra i giovani pastorelli qualcuno sopravviva. Nonostante i vili attacchi personali possono averlo ferito, non è stato ucciso; quel pastorello è cresciuto e potrebbe avere la forza di far valere le proprie ragioni sul campo, anche perché non è più solo e gode — sempre più — di ottima salute. In sintesi, per il S.I.A.P. sulle nostre pensioni nessun gioco di sponda in favore di qualcuno, è materia che intendiamo difendere, ad ogni costo. La nostra base è con noi e ci sostiene amareggiata ma compatta. Invitiamo tutti i colleghi a prepararsi e aderire alle nostre imminenti iniziative di protesta.
Il Segretario Generale Giuseppe Tiani