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Anche grazie alle nostre costanti interlocuzioni con gli esponenti del Governo e i parlamentari dei diversi gruppi politici, la Legge di Bilancio 2024 non ha intaccato i requisiti vigenti per accedere alla nostre pensioni di vecchiaia e di anzianità ma bisogna continuare a vigilare con attenzione e portare avanti la battaglia per ottenere la concretizzazione della cosiddetta “previdenza dedicata”, obiettivo importantissimo da raggiungere per garantire un solido futuro attraverso le pensioni di tutti i poliziotti. Puntualizziamo che le pensioni sono oggi, una problematica che riguarda soprattutto i giovani poliziotti e non più solo i “vecchi” poliziotti. Alleghiamo articolo fonte PAMagazine.it
Pensione anticipata e di vecchiaia, ecco le nuove regole
Pensioni anticipate e di vecchiaia, si cambia. L’Inps ha fornito le istruzioni in merito alle modifiche introdotte dalla legge di bilancio 2024 per i lavoratori con primo accredito contributivo dal 1° gennaio 1996. Queste le novità.
Pensione di vecchiaia
Dal 1° gennaio 2024, il requisito di importo soglia per l’accesso alla pensione di vecchiaia è pari all’importo dell’assegno sociale, il cui valore provvisorio per l’anno 2024 è pari a 534,41 euro. Si ricorda che il diritto alla pensione di vecchiaia si consegue al perfezionamento del requisito anagrafico di 67 anni (per i bienni 2023-2024 e 2025-2026) e di un’anzianità contributiva minima di venti anni, a condizione che l’importo della pensione non risulti inferiore all’importo soglia. I lavoratori che perfezionano i requisiti entro il 31 dicembre 2023 (incluso l’importo soglia pari a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale) conseguono il diritto alla pensione di vecchiaia in base alla precedente disciplina.
Pensione anticipata
Il diritto alla pensione anticipata si consegue al compimento del 64° anno di età (per i bienni 2023-2024 e 2025-2026), se risultano versati e accreditati almeno venti anni di contribuzione effettiva e a condizione che l’importo della prima rata di pensione (importo soglia) risulti almeno pari a 3 volte l’importo dell’assegno sociale in vigore (1.603,23 euro): questo importo si riduce a 2,8 volte (1.496,35 euro) per le donne con un figlio e a 2,6 volte (1.389,46 euro) per le donne con due o più figli.
Il trattamento di pensione anticipata è riconosciuto per un importo lordo massimo non superiore a cinque volte il trattamento minimo in vigore (2.993,05 euro) per le mensilità di anticipo rispetto ai requisiti di accesso previsti dalla normativa in vigore: al raggiungimento del requisito anagrafico previsto per la pensione di vecchiaia (pari a 67 anni per i bienni 2023/2024 e 2025/2026) sarà posto in pagamento l’intero importo della pensione perequato nel tempo. La pensione anticipata decorre trascorsi tre mesi dalla maturazione dei requisiti. I lavoratori che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2023, compreso quello dell’importo soglia pari a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale, mantengono i requisiti previsti dalla precedente normativa. Anche per questi soggetti, se conseguono la pensione con decorrenza dal 2 gennaio 2024, l’importo massimo erogabile non potrà essere superiore a cinque volte il trattamento minimo in vigore.
Uscite previste
La stretta del governo alle formule che consentono l’uscita dal lavoro in deroga alle norme ordinarie, secondo i calcoli della relazione tecnica alla manovra freneranno l’esodo degli statali. Appena 3 mila dipendenti pubblici (su un totale di 17 mila) chiederanno il prepensionamento. Davvero molto pochi, considerando che nei tre anni precedenti questa opzione è stata attivata da 55 mila soggetti.
Fornero
Intanto il governo ragiona sul possibile superamento della legge Fornero. Attualmente la pensione di vecchiaia resta salda a 67 anni di età e 20 di contributi. Mentre per andare a riposo con l’anzianità la legge impone 42 anni di contributi. Cosa fare per consentire a chi lo desidera di uscire dal lavoro in anticipo senza danneggiare i conti pubblici? L’ipotesi più accreditata alla quale si sta lavorando prevede la formula quota 41 (in pensione con quel livello di contributi a prescindere dall’età). Ma, attenzione, le simulazioni dicono che questo impianto potrebbe reggere solo a patto che quegli anni di contributi vengano interamente ricalcolati con il sistema contributivo. Il che, dal momento che il sistema contributivo è stato introdotto nel 1996, si tradurrebbe in forti tagli degli assegni per chi punta al riposo anticipato. In media circa il 20 per cento di assegno in meno. Inoltre verrebbe introdotto un tetto sulle pensioni anticipate che non potrebbero superare il livello di 4 o 5 i trattamenti minimi. Insomma, il nodo resta stretto.
Roma, 21 marzo 2024
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