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Cedu, no a ricorso ex poliziotte italiane licenziate per tatuaggi Le 2 ammesse grazie al Tar ma poi fermate dal Consiglio di Stato . (ANSA) - STRASBURGO, 10 OTT - La Corte europea dei diritti umani ha dichiarato irricevibile, con una decisione definitiva, il ricorso di due donne escluse dalla polizia perché avevano ancora delle tracce di tatuaggi, che stavano facendo togliere, non coperte dalla divisa. Nel maggio del 2017 la polizia apre un bando di assunzione, indicando tra le cause di non idoneità la presenza di tatuaggi su parti del corpo non coperte dall'uniforme, come indicato dall'articolo 3.1 del decreto del ministero dell'Interno n. 198 del 30 giugno 2003. Valeria Di Nardo e Sara Alberti si iscrivono per partecipare e nel frattempo cominciano un trattamento laser per rimuovere i tatuaggi che hanno sul polso. Ma il giorno della visita medica, nell'aprile 2018, sono ancora visibili delle tracce, e le due donne sono escluse dal concorso. Le due candidate non si arrendono e fanno ricorso al Tar del Lazio per ottenere l'annullamento della dichiarazione di inammissibilità e della loro esclusione dalla competizione, e inoltre, in via cautelare, la sospensione di tali atti. Il Tar accoglie le richieste e le ammette provvisoriamente al concorso. Valeria e Sara partecipano al concorso che vincono, iniziano a frequentare un corso di formazione e a percepire uno stipendio come agenti tirocinanti, e nel giugno del 2019 prestano giuramento come membri della polizia. Nel contempo i tatuaggi sono completamente spariti, e le due donne ricevono la notizia che hanno vinto la causa al Tar. Ma il Ministero dell'Interno ricorre al Consiglio di Stato e vince. Valeria e Sara perdono il lavoro. Nel loro ricorso alla Cedu le due ex poliziotte sostengono che il Consiglio di Stato ha deciso il loro caso in modo eccessivamente formalistico, e non ha tenuto conto di un precedente che era in loro favore. Inoltre affermano che la decisione ha avuto un effetto sproporzionato visto che hanno perso il lavoro e lo stipendio ottenuti legittimamente, nonostante si fossero sottoposte a un costoso trattamento laser per rimuovere i tatuaggi. *La Cedu tuttavia ha dato loro torto su tutto, dicendo che non possono far valere alcun diritto. In particolare, nella decisione i giudici di Strasburgo sostengono che Valeria e Sara sapevano che la decisione del Tar non era definitiva e che quindi erano state ammesse al concorso solo provvisoriamente, e hanno scelto, a proprio rischio, di proseguire. * (ANSA).
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