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rispetto al fatto che poco meno del 25% dell'intera manovra finanziaria sia stata destinata al rinnovo contrattuale dei pubblici dipendenti e del comparto sicurezza difesa e soccorso pubblico, abbiamo evidenziato con chiarezza che dette risorse non potranno compensare la riduzione del potere di acquisto delle retribuzioni che è il triplo di quanto sarà recuperato con gli incrementi stipendiali. Con spirito di concretezza, abbiamo aperto il confronto con il Governo consci che per il recupero dell’inflazione ci sarebbero voluti più miliardi di tutti quelli utilizzati per l'intera legge di Bilancio''. Lo sottolinea in una nota il segretario generale del Siap Giuseppe Tiani. ''Dallo studio delle fonti qualificate, tuttavia, sta emergendo un quadro preoccupante in cui decine di migliaia di lavoratori statali, poliziotti, militari e vigili del fuoco, rischiano di percepire, in realtà, gli stessi importi che prendono oggi, se non addirittura meno a causa dell’effetto scalone dovuto al taglio delle aliquote fiscali - aggiunge - Infatti, in presenza di un incremento stipendiale che arriva quasi al 6% vi è il concreto rischio dell'azzeramento dello sgravio contributivo, proprio del 6% introdotto dal Governo per i redditi tra i 25 e i 35mila euro. In pratica se a seguito dell'aumento contrattuale si supera anche di un solo euro il tetto dei 35mila euro l'aumento stipendiale rischia di annullarsi''. ''Una condizione preoccupante e inaccettabile di fronte alla quale non possiamo tacere considerata la crisi salariale decennale dei pubblici dipendenti. Riteniamo indispensabile che il Governo valuti attentamente quanto viene prospettato e adotti tutte le misure necessarie a garantire che gli aumenti contrattuali, se pur non sufficienti, siano effettivi e concreti - conclude - Diversamente si rischia di aprire un conflitto sociale al fine di tutelare la nostra specificità salariale e professionale, dal 1990 ad oggi i dipendenti pubblici francesi hanno ottenuto incrementi salariali pari al 33% e i tedeschi il 30% mentre in Italia di contro c’è la crisi salariale e dei consumi''.
Contratto statali, ecco chi non riceverà l’aumento - Fonte PAMagazine
“Con i rinnovi contrattuali 2022-2024 gli aumenti medi delle retribuzioni dei dipendenti pubblici saranno tra i 180 e i 190 euro mensili, superiori alle stime iniziali di 170 euro. Ma, a ben vedere, decine di migliaia di statali rischiano di percepire, in realtà, gli stessi importi che prendono oggi, se non addirittura meno. Perché? A determinare “l’azzeramento” degli aumenti è l’effetto scalone dovuto al taglio del cuneo contributivo. Tra i 25 e i 35 mila euro il governo ha introdotto uno sgravio contributivo del 6%. Se, però, un dipendente supera anche solo di un euro il confine dei 35 mila euro di reddito annuo, allora non ha più diritto alla decontribuzione. Da qui il cortocircuito: i nuovi contratti per il pubblico impiego porteranno a un aumento medio del 5,78 per cento delle buste paga degli statali, un balzo in avanti che farà oltrepassare la soglia dei 35 mila euro di reddito annuo a migliaia di lavoratori pubblici che, in questo modo, dovranno dire addio allo sgravio del 6 per cento, vedendosi azzerare gli aumenti. Insomma, ci risiamo: il governo con una mano dà e con l’altra toglie, proprio come è avvenuto con il taglio delle future pensioni di medici e maestre, ora al centro del dibattito.
La platea - Ma quanto è ampia la platea dei dipendenti pubblici che rischiano di dover salutare il taglio del cuneo del 6%? La retribuzione media dei 126 mila dipendenti ministeriali, per intenderci, nel 2021 era di 32.921 euro e, con gli ultimi rinnovi, è salita a 34.494 euro. Così il ministro della Pa, Paolo Zangrillo, in un’intervista a Repubblica: «Superata la soglia dei 35 mila euro agiscono le aliquote di riferimento e si potrebbero verificare effetti che in qualche modo riducono i benefici legati ai prossimi rinnovi dei contratti. Dobbiamo avere le idee chiare su questo fenomeno. Ci stiamo lavorando, per capirne bene le dimensioni».
Il fronte previdenziale - Il numero uno di Palazzo Vidoni ha poi affrontato l’altro tema che agita il pubblico impiego da ormai diverse settimane, quello relativo al taglio delle future pensioni di una parte degli statali. «La norma in questione – ha spiegato il ministro – fa riferimento ad alcune categorie di dipendenti degli enti territoriali che godono di meccanismi di rivalutazione più vantaggiosi. Questo è un tema che stiamo approfondendo con Mef e Inps. Le possibili soluzioni verranno proposte quando la manovra sarà in Parlamento». Anche il vicepremier Antonio Tajani ha detto che «l’esecutivo è a un passo dalla soluzione del problema che riguarda la pensione dei medici». Soluzione che dovrebbe palesarsi con un maxi emendamento del governo alla manovra. Attenzione però perché cancellare la norma non fa parte delle ipotesi sul tavolo. Semmai, si ragiona sulla possibilità di applicare la penalizzazione nel 2024, come caldeggiato dal Tesoro, solo a chi opterà per la pensione anticipata. In questo modo i lavoratori pubblici (sanitari, dipendenti degli enti locali, insegnanti di materne ed elementari, ufficiali giudiziari) che nel 2024 andranno in pensione con 67 anni di età sfuggirebbero alla tagliola.” Fonte PAMagazine
Roma, 21 Novembre 2023
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