La Manovra Monti, per milioni di italiani si concentra soprattutto in sacrifici, ma una sola la parola che preoccupa più di tutte oltre che la crisi economica: pensioni. Si, perché è l’argomento di maggior impatto ed interesse dei sacrifici delle nostre vite lavorative. Cambia la musica cosi come cambiano i numeri.Se dopo la riforma Dini del 1995 il numero magico era diventato 90 cioè (la somma di età anagrafica più gli anni di contributi versati per l’accesso alla pensione), oggi pare che quel numero è destinato a diventare 100.Ad una prima valutazione della manovra, così come appare dal Decreto Legge varato dal Governo il 6 Dicembre u.s. le misure contenute dai c.d. provvedimenti strutturali in materia previdenziale, appaiono penalizzanti e propedeutici per una più generale rivisitazione della legislazione previdenziale. Riordino della materia che si può distinguere in due momenti strettamente correlati: la parte “strutturale” che costituisce la riforma vera e propria e quella “contingente” necessaria per fare cassa subito ( alle spalle dei lavoratori più deboli e con redditi bassi ).È stata recuperata la flessibilità mediante il ripristino di una fascia di età pensionabile che dal 2018 sarà unica per tutti i lavoratori, indipendentemente dal genere e (forse) anche dalla categoria di appartenenza. Si pone in tal modo fine all’arzigogolato sistema di finestre e quote. La fascia d’età pensionabile riguarderà non solo i lavoratori totalmente “contributivi”, assunti dopo il 1995, ma anche quelli entrati nel mondo del lavoro in precedenza. LEGGI ONLINE