LA RIVISTA DEL SIAP

Credo a buona ragione di poter interpretare il senso di smarrimento e dolore che gli uomini e le donne della polizia hanno provato per la perdita del nostro Capo, una grande tristezza, così vera da superare i confini istituzionali. Ricordo ancora con gioia alcune belle sere d’estate in Puglia dove il signor Manganelli amava passare qualche giorno con la sua bella famiglia a cui va tutto il nostro affetto. E’ incolmabile il vuoto che il Capo ha lasciato, tanto ancora avrebbe potuto darci se non se ne fosse andato cosi presto. Ci ha lasciato una lezione di stile e di democrazia perché lui credeva profondamente nel rinnovamento della Polizia di Stato, credeva nel cambiamento e avrebbe continuato a lavorare per questo, con lungimiranza avrebbe guidato e traghettato la Polizia di Stato in questo momento di crisi senza eguali, per portarci fuori dalle secche dell’inamovibilità a volte così negativa, non ci avrebbe mai lasciato soli.
Ci vuole cultura e grande intelligenza per chiedere scusa a nome della Polizia di Stato, ci vuole il senso delle cose e giusta percezione della realtà, ma soprattutto il senso dello Stato, per capire che in nome della democrazia occorre fare un passo indietro e rispettare il co-mune sentire, specie quando confligge con le nostre scelte. Ha dato una grande lezione mo-rale a tutti il Capo, anche a coloro che a torto e in maniera grossolana lo definirono l’uomo delle scuse, interpretando il gesto come atto di debolezza. Chiedendo scusa per tutti e si è esposto, questo fa la differenza tra chi semplicemente dirige e un grande Capo, il capo di una Polizia democratica, rispettosa delle libertà di tutti, quel gesto così forte e carico di significato, sono certo che non sarà dimenticato negli anni a venire, e sarà ricordato nei libri di storia del nostro Paese.
Con coraggio, dignità e compostezza ha affrontato la malattia, continuando a lavorare sino all’ultimo giorno, per servire la Polizia, lo Stato, la nostra confusa democrazia. Carissimo Capo ogni volta che venivo a trovarti per cercare di risolvere qualche problema anche quando non eri nel pieno delle tue forze non Ti sei mai sottratto, non Ti sei mai risparmia-to, sempre disponibile con tutti noi. Sei stato uno straordinario Capo della Polizia, Prefetto Antonio Manganelli, poliziotto tra i poliziotti che garantiscono ogni giorno la sicurezza del paese. Tutti conoscono la tua brillante carriera partita dalla strada e sempre al fianco dei poliziotti di strada, eri l’uomo dalle indagini perfette così ti definì il giudice Giovanni Falcone, un vero “mobiliere”. Giovanissimo e brillante commissario a Firenze, approdato alla Criminalpol, diretta da un altro grande poliziotto e Capo della Polizia Gianni De Gennaro, che si circondò dei migliori poliziotti e investigatori dell’epoca. Ti abbiamo visto accompagnare Buscetta, sei stato un mito per tutti i poliziotti hai segnato la storia giudiziaria e investigativa insieme a Falcone, Borsellino e Gianni de Gennaro con cui le strade non si sono separate mai più, circa quindici anni al vertice della polizia, e prima ancora Questore nelle difficili realtà di Palermo e Napoli, un periodo lunghissimo. Non ti sei mai sottratto dall’affrontare realtà difficili, e poi le tue coraggiose riflessioni pubbliche: “ Tutti i problemi irrisolti del paese diventano problemi della polizia” e ancora “… il problema non sono i ri-fiuti per le strade a Napoli ma le cariche della polizia... Si pone l’enfasi sul funzionario di polizia che ha ordinato la carica e non sul problema che sta dietro a tutto questo” affermazioni forti, accompagnate sempre dalla Tua pungente ironia, inusuali per un Capo della Po-lizia. Grazie Capo, per quello che hai fatto per tutti noi, grazie per l’eredità morale che ci ha lasciato, Ti saluto commosso così come Tu avevi l’abitudine di salutarmi dopo i nostri incontri, Ciao Amico Mio!

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