La giornata del Primo Maggio è sempre occasione di riflessione sul mondo del lavoro e sulla situazione del nostro Paese. Una festa che nasce dal sangue versato dai proletari americani che un secolo fa lottavano per la giornata lavorativa di otto ore, mi sembra che oggi si sia tornati tristemente a quei tempi .Disoccupazione, cassa integrazione, salari da fame, aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, mancanza di alloggi a prezzi equi, tasse a non finire e bollette in aumento, devastazione del territorio, saccheggio di ogni “bene comune” un sistema capitalistico in crisi .
Il governo del capitale, della finanza e delle banche chiede ai lavoratori di tutti Paesi sacrifici in nome del profitto dei soliti pochi. Il popolo deve obbedire a chi lo costringe a un presente di disuguaglianza, sfruttamento e repressione.
Precari , indeterminati, disoccupati , studenti e pensionati: tutti fanno parte di quel 99% costretto a faticare sempre più per tirare a fine mese , a cui vogliono togliere persino la prospettiva di una vita dignitosa..
Oggi il mio pensiero va a tutti i disoccupati, a tutti coloro che si trovano in cassa integrazione , ai licenziati, ai contratti a progetto, ai lavoratori in nero e ai precari . Oggi doveva essere una giornata con meno musica e più idee, meno chiasso e più proposte, oggi mi sarebbe piaciuto vedere la politica lanciare un patto generazionale, svegliandosi dal suo torpore riformatore e lasciando da parte l’ossessione del consenso per inseguire il bene comune. Oggi avrei voluto vedere i giovani stringersi tra di loro, uniti non soltanto dalla musica, ma da un’idea di Stato che vada oltre gli steccati beceri e paludosi dei partiti tradizionali. L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, un lavoro incapace di garantire un futuro fatto di valori e di tradizione, e mi chiedo che Paese sia quello che non permette ai propri giovani di mettere al mondo dei figli, di costruirsi una famiglia, di comprare una casa e di contribuire così alla crescita civile e umana della propria comunità … il primo maggio deve tornare ad essere un giorno di lotta
perché siamo in un mondo dove la crisi del capitalismo fa pagare prezzi enormi ai lavoratori, la disoccupazione dilaga, una nuova povertà colpisce milioni di persone.
Il Primo Maggio non deve essere di abbandono e di rinuncia , ma di lotta, di mobilitazione, e di speranza. Non facciamoci abbattere dalla crisi e da chi la usa contro di noi… contro i deboli, contro chi ha meno strumenti per difendersi, contro chi sta subendo il peso più grave. E ricordiamoci che, come scriveva Carlo Rosselli negli anni Trenta poco prima di essere ucciso dai fascisti francesi su mandato del regime mussoliniano “nulla può resistere a una massa di lavoratori che lasciano le officine e marciano compatti verso il centro della città. Nulla può resistere. Né i tecnici, che fanno oggi il lavoro dei politici, né questi ultimi, preoccupati prima di tutto, se non esclusivamente, della propria sopravvivenza di individui e di ceto.” La disoccupazione aumenta, i giovani non hanno una prospettiva di lavoro così come quelli che sono in mobilità. Le imprese chiudono e gli imprenditori disperati si suicidano , il settore finanziario viene sempre più indebolito per l’azione punitiva in atto. I conti dello Stato fanno acqua da tutte le parti con l’aumento del debito pubblico e con il mantenimento della spesa clientelare. Non esiste un progetto di futuro e i cittadini sono tenuti sempre più lontani dalla vita pubblica. I partiti continuano a recitare malamente nel teatrino del Palazzo ed a manovrare con gli inciuci e con le cene per soddisfare le ambizioni e gli interessi personali dei soliti noti in netto contrasto con quelli generali.
Il cambiamento, la trasparenza ed il rinnovamento sono solo di facciata e vengono smentiti dagli organismi internazionali e dagli scandali a ripetizione. I fondi di riserva pensionistici sono utilizzati a piacimento e collocati a rischio mettendo a repentaglio l’intero sistema.
La teoria politica, quella seria, da Aristotele a Machiavelli e a Gramsci, ci insegna che ogni azione politica è lotta per il potere. Per i subalterni, oggi, il potere significa la difesa di conquiste e diritti che qualcuno vorrebbe togliere, dall’articolo 18 al valore legale dei titoli di studio, dalla proprietà pubblica dell’acqua e degli altri beni comuni, alla tutela della salute. Difendiamo quello che una infinita catena di sofferenza e di umiliazioni, una scia di morte e dolore, ma anche di epiche vittorie, ci ha consegnato: e non arretriamo di un millimetro; anzi, avanziamo, unendo le forze, senza farci prendere dallo scoramento e dal pessimismo. La strada è lunga, impervia, ma “noi” siamo tanti, e siamo di più, molti di più di “loro”. Di fronte ad una crisi di sistema di simili proporzioni, infatti, si può reagire solo con una chiara ed incondizionata unità di intenti.
Spero che la Festa dei Lavoratori possa essere una giornata di riflessione seria ed approfondita con l’obiettivo di fare emergere lo spirito di coesione nazionale fondamentale per fare uscire la nostra Repubblica dall’odierno momento di profonda difficoltà.
Ciccio TIANI