MISURE DI ARMONIZZAZIONE PER L'ACCESSO ALLE PENSIONI - La nuova bozza del Governo

INCONTRO CON L’AMMINISTRAZIONE SU UNA NUOVA IPOTESI DEL GOVERNO DI ARMONIZZAZIONE DELLE PENSIONI: IL MODELLO PROPOSTO E’ PENALIZZANTE PER LA SICUREZZA E PER GLI OPERATORI
 
Si è svolto in data odierna un incontro tra il Vice Capo della Polizia Prefetto Basilone e le OO.SS. della Polizia di Stato su una nuova ipotesi, del Ministro del Lavoro, di armonizzazione delle pensioni del Comparto Sicurezza. A una prima analisi della proposta governativa, illustrata dall’Amministrazione, è apparso evidente che ancora una volta l’obiettivo del governo resta quello di aggirare le norme sulla specificità delle forze di polizia e imporre un modello che ha come obbiettivo centrale quello di omologare e non armonizzare il sistema pensionistico degli operatori di polizia, anche se questo comporta un rischio per la sicurezza dei cittadini e un danno ingiusto per gli uomini e le donne in divisa. È evidente, infatti, che a fronte del ripensamento dell’esecutivo sulla scelta di introdurre una disciplina peggiorativa della pensione privilegiata e del moltiplicatore contributivo, disciplina fortemente criticata dalle scriventi OO.SS. per il merito e perché si poneva al di fuori della delega di legge e ora eliminata dalla proposta, il Ministro del Lavoro intende comunque attuare un sistema di requisiti per l’accesso alle pensioni anticipate e di vecchiaia ingiustamente penalizzati per gli operatori, siano essi anziani o entrati in Polizia da pochi anni. L’ipotesi avanzata, infatti, vorrebbe imporre, tra le altre restrizioni, una penalizzazione annuale e progressiva alla pensione anticipata di chi non ha compiuto i 58 anni di età, anche se ha ormai conseguito il massimo dell’anzianità contributiva, costringendoli di fatto a rinunciare al pensionamento anche se in condizioni fisiche non più compatibili con il servizio da svolgere. E per i giovani operatori, che oggi entrano in Polizia mediamente intorno ai 27 anni di età, disegna un sistema che a causa della condizione dei 42,7 anni di anzianità, richiesti per raggiungere il massimo di anzianità contributiva, non consentirà loro di raggiungere quell’obiettivo, se non con ulteriori incrementi dell’età anagrafica di pensione. Un sistema, quindi, che già da oggi prefigura un futuro operatore di polizia che andrà in pensione a 67 anni se vorrà avere una pensione dignitosa (specie in assenza di un sistema di previdenza complementare) anche se questo è in contrasto con le esigenze di efficacia e di efficienza del servizio e della sua tutela di operatore. Per queste ragioni di fondo le scriventi OO.SS. hanno chiesto di interrompere il confronto tecnico con l’Amministrazione e chiedere al Ministro dell’Interno un incontro urgente per verificare la volontà del governo nel rispettare la specificità delle funzioni svolte dagli operatori del Comparto Sicurezza anche in materia previdenziale, e rispettare i contenuti dell’Ordine del giorno approvato su questo punto da Camera e Senato, annunciando che in caso di ritardo nello svolgimento dell’incontro o di assenza di quella volontà verrà immediatamente ripresa la mobilitazione della categoria.



Roma 22 giugno 2012.



SIAP        SILP/CGIL            COISP           ANFP

  •  Nel primo file il comunicato congiunto
  •  Nel secondo file la bozza consegnata il 22 giugno 2012 nel corso della predetta riunione
     

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