La società moderna non è meno conflittuale di quelle passate. Anzi. Il progresso e l’evoluzione della nostra millenaria civiltà giuridica, ha permesso allo Stato e ai cittadini, di regolare le criticità che emergono dalla naturale evoluzione dei rapporti di ogni tipo in seno alle società contemporanee. Il diritto contemplato dalla legge dunque, e non più la “violenza” come avveniva in passato disciplina i rapporti e i conflitti tra le persone, tra questi e la P.A., i diritti e doveri dei lavoratori ecc….
Ciò nonostante le società restano conflittuali, e spesso i problemi che emergono pesano molto sulla vita delle persone e del lavoro che esse svolgono. Con la differenza che i cittadini oggi molto più esigenti e consapevoli dei propri diritti, sono più determinati a farli valere, ancor di più questo accade, se chi hanno di fronte rappresenta attraverso l’uniforme il potere dello Stato. In questa dinamica i più esposti per una serie innumerevole di ragioni, ci sono i rappresentanti delle istituzioni e i poliziotti sono tra questi. I Poliziotti è noto, che sono quelli chiamati per primi ad intervenire e decidere, il più delle volte con immediatezza, in situazioni o su questioni delicate, difficili e complesse. Anche in sfere che attengono alle libertà individuali e collettive, oltre che nella doverosa tutela patrimoniale e biologica delle persone.
Quale tutela hanno oggi i poliziotti di fronte alle sfide della modernità, in una società la cui scala dei valori rispetto al passato, non appare più un riferimento certo, in una società come quella italiana dove persino i giudici sono alle prese con la messa in discussione del loro ruolo rispetto alle decisioni che assumono o che possono assumere?
Oggi non si può svolgere serenamente nessun lavoro o professione che abbia natura pubblica, senza avere un’adeguata tutela legale, che lo Stato deve garantire specie se lo rappresenti. È dunque necessaria un’idonea copertura della responsabilità civile e/o patrimoniale, nel nostro caso anche penale, le migliaia di casi in cui veniamo coinvolti “anche se tirati per i capelli” sono noti a tutti. Rileviamo che nell’ultimo periodo il Ministero dell’Interno grazie alla spinta e alla richiesta del Sindacato per le norme sulla tutela assicurativa ed il relativo finanziamento, ottenute in sede contrattuale, articoli 39 e 40 del DPR 164/02, stia cercando di stipulare convezioni ad hoc, sforzandosi di fornire una risposta all’annoso problema, che i poliziotti ogni giorno di più sentono in maniera pressante. Tale delicata tematica incide anche sul piano morale, il quale senza alcun dubbio, anche se solo implicitamente può condizionare e condiziona l’etica professionale di ogni operatore con un possibile riverbero in negativo sull’efficienza del servizio prestato. A mero titolo di esempio l’anticipo dei 2.500 euro è troppo esiguo; con importi del genere un qualsiasi professionista riesce a malapena ad avviare l’attività difensiva. Alla luce dei numerosi casi di cronaca che vedono come imputati nostri colleghi sentivamo e sentiamo il dovere come portatori di interessi diffusi della nostra categoria di lavoratori, di agire in ogni maniera per dar loro una maggiore serenità nell’affrontare quotidianamente la difficile e variegata attività di servizio richiesta. Pur apprezzando la convenzione con la “Vittoria” un primo passo, una presa di coscienza da parte del Ministero di un problema molto sentito da tutti i colleghi, in particolar modo da quelli più esposti quelli operativi, non si può sottacere il fatto che il modo di affrontare questo delicato e “invisibile” problema debba essere totalmente rivisto e sanato.
Vi è la necessità che il punto di osservazione cambi; non è pensabile che il Sindacato debba sostituirsi all’Amministrazione. Il dovere di tutelare i propri operatori è del Ministero dell’Interno prima e Dipartimento della P.S. poi, il quali hanno l’obbligo morale, politico e giuridico di preservare la serenità dei propri lavoratori e quella, soprattutto, delle loro famiglie le quali purtroppo sono sempre coinvolte.
Quella del S.I.A.P. vuole essere una battaglia sindacale e politica, che non potrà dirsi conclusa sino a quando la tutela legale per la responsabilità civile dei poliziotti non saranno garantite direttamente dall’Amministrazione, in una parola dallo Stato e non solo dai soldi che dobbiamo sottrarre ai nostri già modestissimi contratti di lavoro, altro che le generiche regole di ingaggio, invocate attraverso il sapiente uso dal messaggio populistico di certa politica. Non si può chiedere ai poliziotti anche di pagarsi di tasca propria queste coperture. Non con lo stipendio con cui sono retribuiti.
In questa nostra convinzione ci conforta il parere della magistratura giudicante, che con la sentenza del Consiglio di Stato n. 1713 del 21 marzo 2011, “Procedimento penale conclusosi con sentenza assolutoria ai sensi dell’art. 530 c.p.p. perché il fatto non sussiste. - sussiste il diritto alla misura indennitaria, in concorso con gli ulteriori elementi dall’art. 18 della legge n. 137 del 1997, trattandosi di disposizione che non discrimina fra le diverse ipotesi di formule assolutorie prefigurate dall’art. 530 c.p.p. e non assegna all’Amministrazione un’area di discrezionalità che le consenta di sovrapporsi e sostituirsi a quella effettuata dal giudice a quo” - la citata sentenza traccia una linea netta in tal senso.
Prodotti commerciali come quelli della “Vittoria” sono a portata di mano di ogni poliziotto. In giro per l’Italia ci sono già diverse esperienze in tal senso ed anche migliori i termini di prestazioni erogate o di premi da pagare. Ma l’Amministrazione non deve scendere nel campo dell’attività sindacale. Deve fare altro. Deve dare garanzie di effettiva tutela dei propri dipendenti.
Gli ultimi fatti di cronaca di agenti e funzionari indagati per fatti occorsi in servizio di cui è stato dato una vasta eco su tutti gli organi di stampa e televisivi, impongono che il problema relativo alla tutela dei poliziotti venga affrontato immediatamente e che un confronto non possa essere più procrastinato. Il Dipartimento deve comprendere l’urgenza, e la questione dovrà essere affrontata in maniera concreta; al Governo o quel che resta della politica di questo esecutivo, l’onere e il dovere di individuare le risorse economiche da destinare a copertura di tale progetto per la stipula di un contratto di assicurazione che copra il maggior numero di eventi in servizio. Il S.I.A.P. - conscio delle difficoltà economiche che il sistema Paese vive, non rinuncerà a quanto i poliziotti chiedono legittimamente a gran voce. Il senso di responsabilità e trasparenza che da sempre contraddistingue la nostra azione, non ci farà sottrarre ad un leale confronto, siamo disponibili anche ad indicare dove reperire le risorse necessarie, evitando così ulteriori stanziamenti economici, che, al momento, potrebbero apparire utopistici, offrendo così, la possibilità anche alla parte più conservatrice e “antistatalista” del Governo di evitare di bloccare sul nascere il progetto della Tutela Legale per i Poliziotti. Sprechi ce ne sono molti all’interno dell’apparato pubblico anche di livello governativo, ed è lì che vanno trovate le risorse annuali necessarie a coprire il costo complessivo per una tutela legale adeguata.
La storia ci ha insegnato che il coraggio è il requisito necessario per affrontare i cambiamenti e a noi del S.I.A.P. questo non manca, confidiamo che i vertici del Dipartimento si dimostrino all’altezza della loro storia.
Tutela legale, copertura della Responsabilità civile e amministrativa sono gli obiettivi. Il S.I.A.P. li ha delineati in maniera chiara in passato e ribaditi in questo documento. E non si fermerà fino a quando non saranno raggiunti, non siamo disponibili a nobili mediazioni, perché ricadrebbero sulla pelle dei poliziotti che lavorano per strada.
Roma, 7 luglio 2011