Editoriale
Tiro al Poliziotto ossia come continuare ad insinuare il germe del dubbio su una categoria
Sembra di essere in una sit commedy a volte, a leggere alcune agenzie di stampa o alcuni quotidiani si rasenta il grottesco; come a voler giustificare uno generico stato in cui alcuni godono di super privilegi sicuramente non i poliziotti. Si prova a dire che tra i tanti ad essere privilegiati, ci sono pure i poliziotti … Si pare proprio una commedia. Stando a quanto si legge, l’INPS sta per aprire un fascicolo su presunte pensioni d’oro nel Comparto Sicurezza e Difesa. Chiaramente la corretta e trasparente comunicazione impone delle verifiche che, a qualcuno, fa gioco non fare ma noi siamo per farle ma non solo ai Poliziotti. E così giù al tiro al poliziotto, anche noi additati come pensionati privilegiati, destinatari di “considerevoli vantaggi grazie alle regole sull’accesso alla pensione molto più generose negli anni scorsi – a una età alla decorrenza non superiore ai 57 anni”. Peccato però che nessuno abbia sottolineato come si faccia riferimento a trattamenti pensionistici erogati prima dell’entrata in vigore della riforma Dini, con il sistema retributivo e chiaramente in linea con i trattamenti pensionistici propri del personale del pubblico impiego, cessato dal servizio nello stesso periodo, ma per qualcuno fa comodo parlare solo di poliziotti. Anche se volessimo prenderla come una generalizzazione di pessimo gusto, ci assale il dubbio che sia una sorta di sport nazionale quello di “criminalizzare” una intera categoria, la nostra, già spesso e volentieri gettata nell’occhio del ciclone di una informazione superficiale, mordi e fuggi, una sorta di macelleria mediatica in cui il poliziotto diventa scansafatiche, altre volte manganellatore, altre ancora destinatario di chissà quale privilegio, beh si fa audience, fa storia, fa movimento! È’ appena il caso di ricordare la peculiarità e la specificità del nostro lavoro, dell’impegno quotidiano a difesa delle istituzioni democratiche e dei cittadini, del sacrificio e dello spirito di abnegazione nell’espletamento di un lavoro in cui la “merce” è la Sicurezza, la libertà e la vita stessa. Ai fustigatori, ai moralisti senza macchia e senza paura chiediamo solo più attenzione; in fondo basta guardarsi intorno e riflettere. Basta guardare con quale sacrificio le forze di Polizia e le Forze Armate accolgono i continui sbarchi di profughi o migranti, senza lesinare un solo secondo del loro tempo. La libertà e la sicurezza è anche merito nostro. Buon SIAP!
Roma, 8 giugno 2015 Tiani