che l’esistenza umana deve avere, così siamo giunti al punto che se non vive il mondo virtuale dei social network, non si esiste né in rapporto a se stessi, né per gli altri. Poi ovviamente, arriva il momento in cui si pagano le conseguenze dell’abuso patologico e inopportuno delle nuove forme di comunicazione, il boomerang è inevitabile. Soprattutto quando a esternare pensieri e commenti su fatti dolorosi e controversi come il G8, è un cittadino che svolge funzioni delicate come quelle affidate ai poliziotti. Così esternazioni in condivisibili, magari buttate lì sull’onda di un’emozione o di un ricordo personale, scatenano un putiferio, polemiche a non finire, reazioni a catena che travolgono e “uccidono” moralmente e professionalmente una persona e, nel nostro caso maciullano un’intera categoria, con minacce, urla, recriminazioni, procedimenti disciplinari, accuse di ogni genere. La superficialità di alcuni crea un caso nazionale e ancora una volta, tutti i poliziotti sono catalogati tra i cattivi, vanificando in attimo il lungo lavoro svolto per cercare di recuperare – ancora una volta e con fatica – il rapporto di fiducia che deve intercorrere tra l’istituzione Polizia i poliziotti e il Paese, tra uniforme e tuta da lavoro, tra poliziotto e cittadino. Perché il caso Tortosa ha offerto il fianco a tutti coloro i quali militano nel partito dell’anti polizia, che ha riconsentito loro di additare ancora una volta il poliziotto come nemico. Perché è facile e semplicistico, confondere e identificare artatamente le sciocchezze affermate da un singolo o da un gruppetto, con tutta la categoria; perché così è sin troppo comodo trovare un alibi, all’astiosità mal repressa di una piccola parte dell’opinione pubblica che, ancora si ostina a non voler riconoscere e prendere atto dei passi fatti, verso e nella democrazia che la Polizia e i poliziotti hanno fatto negli ultimi trent’anni. Perché è vero che siamo servitori dello Stato, ma siamo anche cittadini di questo Paese che soffre e patisce per una ripresa economica e civile che tarda ad arrivare, ma soprattutto un paese che ha smarrito la dimensione morale della vita pubblica. Noi ce la stiamo mettendo tutta e vorremmo fosse fatto altrettanto, dai soliti ben pensanti. Al nostro impegno vorremmo corrispondesse il riconoscimento per la nostra professione che, con frequenza è dimenticata, nonostante garantisce quotidianamente a tutti la Sicurezza nella e per la Democrazia.
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